Le cime

Rocciamelone, 3538 m

Situato al confine tra Valle di Viù e Val di Susa, è una delle cime più alte delle Valli di Lanzo (dopo l’Uia di Ciamarella, le Levanne e la Bessanese) e rappresenta la meta escursionistica più nota e frequentata, grazie allo spettacolo grandioso che si gode dalla cima.

Nel Medioevo, quando si riteneva fosse la vetta più elevata di tutto l’arco alpino, vi furono diversi tentativi di salita, compreso uno da parte dei monaci dell’abbazia benedettina della Novalesa (sull’atro versante, quello valsusino), come si legge nel Chronicon Novaliciense, cronaca del XII secolo che narra le vicende dei monaci. La prima salita documentata risale al 1358, quando Bonifacio Rotario d’Asti, catturato dai Turchi durante una crociata, si affidò alla Madonna, facendo voto di dedicarle un simulacro sulla vetta più alta della prima montagna che avesse visto al ritorno in patria. Assistito da alcuni portatori, il nobile crociato raggiunse la cima del Rocciamelone, dove pose un trittico bronzeo inciso a bulino, dedicato appunto alla Madonna. L’opera fu prelevata a donata a Carlo Emanuele II nel XVII sec., conservata nella Cattedrale di Susa e infine trasferita nel Museo Diocesano locale. Nella seconda metà del XVI sec. sulla cima esisteva una cappella lignea dove ci si recava il giorno dell’Assunta per assistere alla messa in onore della Beata Vergine.

Nel 1895 fu iniziata una sottoscrizione per realizzare una statua della Vergine Maria da posizionare sulla vetta. I nomi degli oltre 130.000 bambini italiani che risposero all’appello lanciato da un giornale donando una moneta da due soldi (10 centesimi), furono depositati nel piedistallo della scultura bronzea, posizionata dagli Alpini nel 1899.

La cima ospita inoltre il santuario di Nostra Signora del Rocciamelone, un busto di Vittorio Emanuele II, che vi salì nel 1838, e il rifugio/bivacco Santa Maria, che dispone di 15 posti letto.

Ogni anno il 5 agosto, festa della Madonna della Neve, il Rocciamelone richiama gli abitanti della Valle di Susa, della Valle di Viù e della Val Cenischia per il tradizionale pellegrinaggio.

Si può raggiungere dalla Valle di Viù, con percorso impegnativo da Malciaussia per il Rifugio Tazzetti e il Colle della Resta (1.700 m di dislivello; 5 h), oppure dalla Valle di Susa, attraverso La Riposa e il Rifugio Ca’ d’Asti di Mompantero (2854 m; dislivello 1500 m; 3,5 h).

Croce Rossa, 3566 m

La cima, che domina col suo ghiacciaio il Lago della Rossa, è raggiungibile in circa 3 h dal Rifugio Cibrario. Difficoltà EEA.

Monte Civrari, 2303 m

Tra Valle di Viù e Val di Susa, così come il Rocciamelone, la montagna si riconosce per la forma trapezoidale e tocca, con la Punta Imperatore, i 2303 m. Il nome deriva dalla presenza, in passato, di numerosi pascoli per il bestiame. Raggiungibile dalla frazione Niquidetto (1180 m) di Viù. A 1956 m, Il sentiero lambisce le sponde del Laghetto del Civrari.

Monte Lera, 3355 m

Il Monte Lera, nel Comune di Usseglio, divide il Vallone d’Arnas dalla conca del Lago di Malciaussia. La prima ascensione fu accompagnata nel 1873 dalla guida ussegliese Giuseppe Cibrario, detto Vulpot. Le vie d’accesso alle tre punte partono dal Rifugio Cibrario e dal Lago di Malciaussia e richiedono capacità alpinistiche.

Rocca Moross, 2135 m

La cima del Moross (Monte Rosso), imponente e ben visibile dalla pianura, è raggiungibile dalla frazione Tornetti di Viù. Nella Conca dei Tornetti è ben visibile anche il Roc Sapai (1364 m), la cui parete strapiombante è tempo utilizzato come palestra di roccia.

Uja di Calcante, 1614 m

Il significato del temine ‘uja’ è punta aguzza. L’Uja di Calcante si trova al confine tra la bassa valle e la Val di Viù. Uno degli itinerari di salita alla cima – da cui si gode un ottimo panorama sulle Valli di Lanzo – parte dalla frazione Fubina di Viù. L’Uja è frequentata anche per una nota palestra di arrampicata.