Tino Aime. A la fenestro, qu’es? Che c’è alla finestra?

Mostra all’ex Confraternita, Lemie
Curatori: Gabriele Garbolino Rù, Valter Giuliano
20 luglio-29 settembre 2019

La mostra è dedicata ad un artista speciale, poliedrico nella sua attività: fu pittore, incisore, scultore, interessato alla poesia nella parlata occitana. Si tratta di una mostra pensata e organizzata con persone molto vicine a Tino Aime.

Attraverso il filo conduttore che unisce il tema della finestra e l’attenzione alle lingue minoritarie l’esposizione fa conoscere la poetica di Tino Aime cantore della montagna e dei silenzi e, allo stesso tempo ci consente di esplorare le sue tecniche, dalla pittura alla raffinata arte incisoria, alla composizione scultorea.

In collaborazione con l’Associazione Tino Aime, hanno voluto dare all’esposizione. Per questo il corredo didascalico e i testi in catalogo sono stati tradotti in lingua francoprovenzale.

Gabriele Garbolino Rù, A la fenestro, qu’es?
Valter Giuliano, Tino Aime, Un messaggio contemporaneo
Rosanna Moroni, Na fnesta tra lenga, pitura e musica
Blu L’azard, Una finestra di suoni. Una feurnesta eud souns


Ex cappella della Confraternita SS. Nome di Gesù – Lemie
20 luglio- 29 settembre 2019

Nella cornice dello spazio da poco recuperato della Confraternita del SS. Nome di Gesù a Lemie, il 20 luglio inaugura la mostra Tino Aime. A la fenestro, qu’es? / Che c’è alla finestra?

La mostra è dedicata ad un artista speciale, poliedrico nella sua attività: fu pittore, incisore, scultore, interessato alla poesia nella parlata occitana. Si tratta di una mostra pensata e organizzata con persone molto vicine a Tino Aime, che assume a due anni esatti dalla sua morte avvenuta l’8 luglio 2017, un significato alto di ricordo e di omaggio alla sua amicizia e alla sua passione per l’arte.

Attraverso il filo conduttore che unisce il tema della finestra e l’attenzione alle lingue minoritarie l’esposizione fa conoscere la poetica di Tino Aime cantore della montagna e dei silenzi e, allo stesso tempo ci consente di esplorare le sue tecniche, dalla pittura alla raffinata arte incisoria, alla
composizione scultorea.

«Per le tematiche trattate – spiega lo scultore Gabriele Garbolino Rù – Tino Aime è diventato un riferimento della civiltà montanara di cui con leggerezza poetica, ha saputo rappresentare l’inesorabile declino sospeso, con la speranza, tuttavia, di salvare e non dimenticare la civiltà dei monti simbolicamente espressa dalla sua arte. Le montagne sono un valico che non crea convenzionali e rigidi confini geografici ma pongono in relazione i loro abitanti, l’arte e le minoranze linguistiche autoctone ne sono l’espressione ricca di storia e cultura».

«Questa mostra – per l’altro curatore Valter Giuliano che su Tino Aime ha scritto una biografia – è preziosa sintesi del suo essere uomo e artista. Rappresenta la sua capacità di continuare a parlarci, per inviare messaggi di riflessione su ieri, su oggi e soprattutto su domani. Quando un artista sa essere contemporaneo sempre, ha raggiunto il suo obiettivo».

Ad accompagnare i visitatori la musica d’ambiente dei Blu l’Azard, gruppo di ricercatori e musicisti da anni impegnati nella musica creativa e tradizionale per il ballo e per l’ascolto e nella diffusione delle lingue minoritarie del Piemonte – che al termine si esibiranno in concerto.

Proprio l’attenzione alle lingue madri dei nostri territori alpini è il timbro particolare che i curatori in collaborazione con l’Associazione Tino Aime, hanno voluto dare all’esposizione. Per questo il corredo didascalico e i testi in catalogo sono stati tradotti in lingua francoprovenzale.